Lo scorso aprile Piazza Grande, il giornale dei senza fissa dimora di Bologna, ha pubblicato un numero per bambini e mi ha chiesto un racconto. Questo è quello che è venuto fuori.
Buona lettura.
L’uomo che vendette la Luna
Era un giovedì di
fine aprile quando Sir Jonathan Denver, architetto di Londra, ebbe
l’idea. Mise un annuncio sul giornale e per le quattro e dieci del
pomeriggio aveva già un compratore. Il signor Denver aveva venduto
la Luna per trecento sterline a un imprenditore di Parigi. E siccome
era ancora presto festeggiò con una sontuosa merenda.
Subito
dopo l’acquisto Monsieur Bayrou chiamò le televisioni di tutta la
capitale. «La
Luna è mia! – diceva – Mia!» Com’è come non è,
all’improvviso tutti volevano comprare la Luna... ma proprio tutti:
dai magnati egiziani ai latifondisti del Sud America, dal re del
Marocco alla Silvana, che abitava nella parte bassa di Montragone
Marittima ma che si dava sempre arie da gran signora.
Alla
fine la spuntò una società giapponese, che in una gara d’asta si
aggiudicò la Luna per diversi milioni di Yen.
«La
Luna salirà ancora di valore – si sentiva dire sia negli ambienti
dell’alta finanza che nei bar – è una fonte di ricchezze che non
si svaluterà mai!»
E
quando qualcuno lo diceva, c’era sempre un altro che continuava:
«Pensate a quando l’uomo potrà andare a vivere sulla Luna. A quel
punto, il proprietario di tutto quel terreno riscuoterà un sacco di
soldi di affitto!» E tutti annuivano, come se avessero sentito la
frase più saggia del mondo.
Tale consapevolezza portò il prezzo della Luna a salire ancora (la battuta “il prezzo della Luna è alle stelle” presto non faceva ridere più nessuno). La Silvana, dalla sua casetta della parte bassa di Montragone Marittima, si mangiava le mani desiderando di essere lei la proprietaria... e pensando a quanto sarebbe diventata ricca al momento della colonizzazione.
Tale consapevolezza portò il prezzo della Luna a salire ancora (la battuta “il prezzo della Luna è alle stelle” presto non faceva ridere più nessuno). La Silvana, dalla sua casetta della parte bassa di Montragone Marittima, si mangiava le mani desiderando di essere lei la proprietaria... e pensando a quanto sarebbe diventata ricca al momento della colonizzazione.
Le
venne incontro la Luna Corp. Ltd, una multinazionale che aveva
rilevato la Luna dal precedente proprietario, che se ne uscì con una
trovata: dividere in lotti la superficie della Luna e venderla
pezzetto per pezzetto. A ognuno la sua parte di territorio.
Il
giorno della vendita, davanti agli uffici della Luna Corp. Ltd le
file erano lunghissime. C’era anche la Silvana, che dalla parte
bassa di Montragone Marittima aveva preso il traghetto e portato
tutti i suoi risparmi (consistenti in dodici cocuzze e un dente d’oro
appartenuto al nonno). Anche lei riuscì ad accaparrarsi un
pezzettino di Luna. Certo, era un fazzoletto di terra piccolo
piccolo, in cui ti ci potevi a malapena sedere senza sconfinare nelle
proprietà dei vicini, me lei era contenta così.
Radio
e televisioni si lanciarono a capofitto sulla notizia. I telegiornali
intervistavano esperti in economia e astronomia. In breve, sembrava
che non esistesse altro che quell’enorme vendita di terreni lunari.
Il
grande errore lo commise un notiziario della sera mandando un inviato
in strada a raccogliere il parere della gente.
«È
stato un vero affare per tutti!» diceva qualcuno.
«La
più grande vendita di sempre!» diceva qualcun altro.
Poi
l’inviato fermò Michelino e, pensando di farsi due risate alle
spese di un bimbo, gli pose la domanda: «E tu cosa ne pensi della
vendita dei territori della Luna?»
«Non
ci ho capito molto – rispose Michelino – ma mi sembra una
stupidaggine. La Luna ispira i poeti e fa felici gli innamorati, ma a
loro non se ne può far pagare l’uso, no? E le colonie sulla Luna?
A scuola ci hanno detto che sulla Luna non c’è aria e che quindi
non ci si può andare a vivere!»
In
quel momento, la Silvana capì che in realtà il suo pezzetto di Luna
non valeva proprio niente. E lo stesso successe a tutti gli altri
proprietari. Che gran delusione per tutti!
Per vincere lo sconforto si organizzarono roghi degli atti di vendita della Luna. Gli acquirenti avevano tutti perso i loro soldi... ma i proprietari della Luna Corp. Ltd erano ancora lì che si strofinavano le mani per l’incredibile guadagno.
Per vincere lo sconforto si organizzarono roghi degli atti di vendita della Luna. Gli acquirenti avevano tutti perso i loro soldi... ma i proprietari della Luna Corp. Ltd erano ancora lì che si strofinavano le mani per l’incredibile guadagno.
La
Silvana scoppiò a piangere pensando alle dodici cocuzze (e
soprattutto al dente d’oro del nonno) che aveva investito e perso
in quel modo stupido. Ma chi patì le conseguenze peggiori fu il
piccolo Michelino, costretto a rimanere chiuso in casa un mese intero
per evitare le occhiatacce di tutti quelli che, a causa sua, avevano
capito di essere stati fregati e di aver comprato a caro prezzo
qualcosa che non valeva niente.
I
notiziari iniziarono a parlare di “bolla speculativa”, ma per
quell’ora la Silvana aveva già spento il televisore ed era andata
a dormire.
Alla fine, la Luna
tornò a essere di tutti. E questa forse è la cosa più importante.
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